Kritische Edition des vertonten Textes mit neuer Szene I in Akt II (Wien 2)   Kritische Edition des vertonten Textes im Recitativo con Rondò KV 505 (KV 505)  
SCENA VI
Elettra sola.
Elettra
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Estinto è Idomeneo?… Tutto a’ miei danni,
tutto congiura il ciel. Può a suo talento
Idamante disporre
d’un impero e del cor, e a me non resta
ombra di speme?…
A mio dispetto, ahi lassa!
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vedrò, vedrà la Grecia a suo gran scorno
una schiava troiana di quel soglio
e del talamo a parte…
Invano, Elettra,
ami l’ingrato… E soffre
una figlia d’un re, ch’ha re vassalli,
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ch’una vil schiava aspiri al grand’acquisto?…
Oh sdegno, oh smanie, oh duol!… Più non resisto.
No 4 Aria
Elettra
    Tutte nel cor vi sento,
furie del crudo averno,
lunge a sì gran tormento
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amor, mercé, pietà.
    Chi mi rubò quel core,
quel che tradito ha il mio,
provin dal mio furore
vendetta e crudeltà.
(Parte.)
Spiagge del mare ancora agitato, attorniate da dirupi. Rottami di navi sul lido.
SCENA VII
No 5 Coro
Coro vicino
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    Pietà, numi, pietà!
Aiuto, o giusti numi!
A noi volgete i lumi…
Coro lontano
    Pietà, numi, pietà!
Il ciel, il mare, il vento
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ci opprimon di spavento…
Coro vicino
    Pietà, numi, pietà!
In braccio a cruda morte
ci spinge l’empia sorte…
Coro
    Pietà, pietà, pietà!|Pietà, numi, pietà!
SCENA VIII
Pantomima
Nettuno comparisce sul mare. Fa cenno a’ venti di ritirarsi alle loro spelonche. Il mare a poco a poco si calma. Idomeneo, vedendo il dio del mare, implora la sua potenza. Nettuno riguardandolo con occhio torvo e minaccevole si tuffa nell’onde e sparisce.
Recitativo
Idomeneo con seguito.
Idomeneo
(Al suo seguito.)
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Eccoci salvi alfin. O voi, di Marte
e di Nettuno all’ire,
alle vittorie, ai stenti
fidi seguaci miei,
lasciatemi per poco
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qui solo respirar e al ciel natio
confidar il passato affanno mio.
SCENA IX
(Il seguito si ritira ed Idomeneo solo s’inoltra sul lido contemplando.)
Idomeneo
Tranquillo è il mar, aura soave spira
di dolce calma, e le cerulee sponde
il biondo dio indora. Ovunque io miro,
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tutto di pace in sen riposa e gode.
Io sol, io sol su queste aride spiagge,
d’affanno e da disagio estenuato,
quella calma, o Nettuno, in me non provo
che al tuo regno impetrai.
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In mezzo a flutti e scogli
dall’ira tua sedotto, a te lo scampo
dal naufragio chiedei, e in olocausto
il primo de’ mortali, che qui intorno
infelice s’aggiri, all’are tue
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pien di terror promisi.
All’empio voto
eccomi in salvo, sì, ma non in pace…
Ma son pur quelle, oh dio! le care mura
dove la prima io trassi aura vitale?…
Lungi da sì gran tempo, ah con qual core
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ora vi rivedrò, se, appena in seno
da voi accolto, un misero innocente
dovrò svenar…
Oh voto insano, atroce!
Giuramento crudel! Ah qual de’ numi
mi serba ancor in vita,
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o qual di voi mi porge almen aita?
No 6 Aria
Idomeneo
    Vedrommi intorno
l’ombra dolente
che notte e giorno:
"sono innocente"
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m’accennerà.
    Nel sen trafitto,
nel corpo esangue
il mio delitto,
lo sparso sangue
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m’additerà.
    Qual spavento!
Qual dolore!
Di tormento
questo core
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quante volte
morirà!
(Vede un uomo che s’avvicina.)
Recitativo
Idomeneo
Cieli! Che veggo? Ecco, la sventurata
vittima, ahimè! s’appressa…
Oh qual dolore
mostra quel ciglio! Mi si gela il sangue…
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Fremo d’orror… E vi fia grata, o numi,
legittima vi sembra
ostia umana innocente?…
E queste mani
le ministre saran?… Mani esecrande!
Barbari, ingiusti numi! Are nefande!
SCENA X
Idamante, Idomeneo in disparte.
Idamante
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Spiagge romite e voi scoscese rupi,
testimoni al mio duol siate e cortesi
di questo vostro albergo
a un agitato cor… Quanto spiegate
di mia sorte il rigor, solinghi orrori!…
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Vedo fra quegli avanzi
di fracassate navi su quel lido
sconosciuto guerrier… Voglio ascoltarlo,
vuo’ confortarlo e voglio
in letizia cangiar quel suo cordoglio.
(S’appressa e parla a Idomeneo.)
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Sgombra, o guerrier, qual tu ti sia, il timore:
eccoti pronto a tuo soccorso quello
che in questo clima offrir tel può.
Idomeneo
(Più il guardo,
più mi strugge il dolor.)
(A Idamante.)
De’ giorni miei
il resto a te dovrò. Tu quale avrai
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premio da me?
Idamante
Premio al mio cor sarà
l’esser pago d’averti
sollevato, difeso; ahi, troppo, amico,
dalle miserie mie instrutto io fui
a intenerirmi alle miserie altrui!
Idomeneo
260
(Qual voce, qual pietà il mio sen trafigge!)
(A Idamante.)
Misero tu? Che dici?… Ti son conte
le tue sventure appien?
Idamante
Dell’amor mio,
cielo! il più caro oggetto
di Cocito
l’onde varcò. Quel re sì chiaro in armi,
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de’ nemici il flagel, della sua corte
quell’idolo adorato,
il terror e l’amor dell’universo,
da iniqui dèi perseguitato, oppresso
– or vedi tu se giusto è il mio dolore –
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dalla furia dell’onde…
Idomeneo
(Piange e sospira.)
Oh fiero caso!
Idamante
In quegli abissi spinto
giace l’eroe Idomeneo estinto.
Ma tu sospiri e piangi?
T’è noto Idomeneo?
Idomeneo
Uom più di questo
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deplorabil non v’è, non v’è chi plachi
il fato suo austero.
Idamante
Che favelli?
Vive egli ancor?
(Oh dèi! Torno a sperar.)
(A Idomeneo.)
Ah dimmi, amico, dimmi:
dov’è? Dove quel dolce aspetto
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vita mi renderà?
Idomeneo
Ma d’onde nasce
questa che per lui nutri
tenerezza d’amor?
Idamante
Potessi almeno
a lui stesso gl’affetti miei spiegare!
Quelle famose imprese, onde la Grecia
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a quell’augusto nome
reverente s’inchina,
sproni furo al mio cor.
Là ne’ campi troiani,
allor ch’egli cogliea lauri e trofei,
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ah ch’io non potei di morte a scherno,
se testimonio fui del suo valore,
essere a parte ancor del grand’onore?
Idomeneo
Nobile ardir! Oh vita
degna che il ciel coroni
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di gloria e splendor!
(Pur quel sembiante
non m’è tutto stranier: un non so che
ravviso in quel…)
Idamante
(Pensoso il mesto sguardo
in me egli fissa… E pur a quella voce,
a quel ciglio, a quel gesto uom mi rassembra
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o in corte o in campo a me noto ed amico.)
Idomeneo
Tu mediti.
Idamante
Tu mi contempli e taci.
Idomeneo
Perché quel tuo parlar sì mi conturba?
Idamante
E qual mi sento anch’io
turbamento nell’alma?… Ah più non posso
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il pianto ritener…
(Piange.)
Idomeneo
Ma di’: qual fonte
sgorga quel pianto? E quel sì acerbo duol
che per Idomeneo tanto t’affligge…
Idamante
(Con enfasi.)
Ah ch’egli è il padre…
Idomeneo
(Interrompendolo impaziente.)
(Oh dio!)
Parla: di chi è egli il padre?
Idamante
(Con voce fiacca.)
È il padre mio.
Idomeneo
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(Spietatissimi dèi!…)
Idamante
Meco compiangi
del padre mio il destin?…
Idomeneo
(Dolente.)
Ah figlio!…
Idamante
(Tutto giulivo.)
Ah padre! Ah numi!
Dove son io?… Oh qual trasporto!… Soffri,
genitor adorato, che al tuo seno…
(Vuole abbracciarlo.)
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e che un amplesso…
(Il padre si ritira turbato.)
Ahimè! Perché ti sdegni?…
Disperato mi fuggi?… Ah dove, ah dove?
Idomeneo
Non mi seguir, tel vieto:
meglio per te saria il non avermi
veduto or qui.
Paventa il rivedermi.
(Parte in fretta.)
Idamante
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Ah qual gelido orror m’ingombra i sensi!…
Lo vedo appena, il riconosco, e a’ miei
teneri accenti in un balen s’invola.
Misero! In che l’offesi, e come mai
quel sdegno io meritai, quelle minacce?…
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Vuo’ seguirlo e veder, oh sorte dura!
qual mi sovrasti ancor più rea sventura.
No 7 Aria
Idamante
    Il padre adorato
ritrovo, e lo perdo:
mi fugge sdegnato
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fremendo d’orror.
    Morire credei
di gioia e d’amore:
or, barbari dèi!
m’uccide il dolor.
(Parte addolorato.)
Fine dell’atto primo.