Kritische Edition des vertonten Textes mit neuer Szene I in Akt II (Wien 2)   Kritische Edition des vertonten Textes im Recitativo con Rondò KV 505 (KV 505)  
ATTO PRIMO
Appartamenti d’Ilia nel palazzo reale. In fondo al prospetto una galleria.
SCENA I
Ilia sola.
Recitativo
Ilia
Quando avran fine omai
l’aspre sventure mie?…
Ilia infelice,
di tempesta crudel misero avanzo,
del genitor e de’ germani priva,
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del barbaro nemico
misto col sangue il sangue
vittime generose,
a qual sorte più rea
ti riserbano i numi?…
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Pur vendicaste voi
di Priamo e di Troia i danni e l’onte:
perì la flotta argiva, e Idomeneo
pasto forse sarà d’orca vorace…
Ma che mi giova, oh ciel! se al primo aspetto
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di quel prode Idamante,
che all’onde mi rapì, l’odio deposi,
e pria fu schiavo il cor che m’accorgessi
d’essere prigioniera!
Ah qual contrasto, oh dio! d’opposti affetti
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mi destate nel sen, odio ed amore!…
Vendetta deggio a chi mi diè la vita,
gratitudine a chi vita mi rende…
Oh Ilia, oh genitor, oh prence, oh sorte!
Oh vita sventurata, oh dolce morte!
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Ma che? M’ama Idamante?… Ah no, l’ingrato
per Elettra sospira, e quell’Elettra,
meschina principessa, esule d’Argo,
d’Oreste alle sciagure a queste arene
fuggitiva, raminga, è mia rivale.
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Quanti mi siete intorno
carnefici spietati?… Orsù, sbranate,
vendetta, gelosia, odio ed amore,
sbranate, sì, quest’infelice core!
No 1 Aria
Ilia
    Padre, germani, addio!
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Voi foste, io vi perdei.
Grecia, cagion tu sei,
e un greco adorerò?
    D’ingrata al sangue mio
so che la colpa avrei,
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ma quel sembiante, oh dèi!
odiare ancor non so.
Recitativo
Ilia
Ecco, Idamante, ahimè!
sen vien. Misero core,
tu palpiti e paventi.
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Deh cessate per poco, o miei tormenti!
SCENA II
Idamante, Ilia. Seguito d’Idamante.
Recitativo
Idamante
(Al seguito.)
Radunate i troiani, ite, e la corte
sia pronta questo giorno a celebrar.
(A Ilia.)
Di dolce speme a un raggio
scema il mio duol. Minerva, della Grecia
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protettrice, involò al furor dell’onde
il padre mio. In mar di qui non lunge
comparser le sue navi. Indaga, Arbace,
il sito che a noi toglie
l’augusto aspetto.
Ilia
(Con ironia.)
Non temer: difesa
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da Minerva è la Grecia, e tutta ormai
scoppiò sovra i troian l’ira de’ numi.
Idamante
Del fato de’ troian più non dolerti;
farà il figlio per lor quanto farebbe
il genitor e ogn’altro
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vincitor generoso. Ecco, abbian fine,
principessa, i lor guai:
rendo lor libertade, e ormai fra noi
sol prigioniero fia, sol fia chi porte
che tua beltà legò care ritorte.
Ilia
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Signor, che ascolto? Non saziaro ancora
d’implacabili dèi l’odio, lo sdegno,
d’Ilio le gloriose
or diroccate mura, ah non più mura,
ma vasto e piano suol? A eterno pianto
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dannate son le nostre egre pupille?
Idamante
Venere noi punì, di noi trionfa.
Quanto il mio genitor, ahi rimembranza!
soffrì de’ flutti in sen? Agamennone,
vittima in Argo alfin, a caro prezzo
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comprò que’ suoi trofei, e non contenta
di tante stragi ancor la dea nemica
che fe’? Il mio cor trafisse,
Ilia, co’ tuoi bei lumi
più possenti de’ suoi,
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e in me vendica adesso i danni tuoi.
Ilia
Che dici?
Idamante
Sì, di Citerea il figlio
incogniti tormenti
stillommi in petto; a te pianto e scompiglio
Marte portò, cercò vendetta Amore
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in me de’ mali tuoi, quei vaghi rai,
quei tuoi vezzi adoprò… Ma all’amor mio
d’ira e rossor tu avvampi?
Ilia
In questi accenti
mal soffro un temerario ardir. Deh pensa,
pensa, Idamante, oh dio!
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il padre tuo qual è, qual era il mio.
No 2 Aria
Idamante
    Non ho colpa, e mi condanni,
idol mio, perché t’adoro.
Colpa è vostra, o dèi tiranni,
e di pena afflitto io moro
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d’un error che mio non è.
    Se tu il brami, al tuo impero
aprirommi questo seno.
Ne’ tuoi lumi il leggo, è vero,
ma mel dica il labro almeno,
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e non chiedo altra mercé.
Recitativo
Ilia
(Vede condurre i prigionieri.)
Ecco il misero resto de’ troiani,
da nemico furor salvi.
Idamante
Or quei ceppi
io romperò, vuo’ consolarli adesso.
(Ahi! Perché tanto far non so a me stesso?)
SCENA III
Idamante, Ilia. Troiani prigionieri, uomini e donne cretesi.
Idamante
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Scingete le catene,
(Si levano a’ prigionieri le catene, li quali dimostrano gratitudine.)
ed oggi il mondo,
o fedele Sidon suddita nostra,
vegga due gloriosi
popoli in dolce nodo avvinti e stretti
di perfetta amistà.
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Elena armò la Grecia e l’Asia, ed ora
disarma e riunisce ed Asia e Grecia
eroina novella,
principessa più amabile e più bella.
No 3 Coro
Tutti
    Godiam la pace,
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trionfi Amore:
ora ogni core
giubilerà.
Due Cretesi
    Grazie a chi estinse
face di guerra:
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or sì la terra
riposo avrà.
Tutti
    Godiam la pace,
trionfi Amore:
ora ogni core
125
giubilerà.
Due Troiani
    A voi dobbiamo,
pietosi numi,
e a quei bei lumi
la libertà.
Tutti
130
    Godiam la pace,
trionfi Amore:
ora ogni core
giubilerà.
SCENA IV
Elettra e detti.
Recitativo
Elettra
(Agitata da gelosia.)
Prence, signor, tutta la Grecia oltraggi:
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tu proteggi il nemico.
Idamante
Veder basti alla Grecia
vinto il nemico. Opra di me più degna
a mirar s’apparecchi, o principessa:
vegga il vinto felice.
(Vede venire Arbace.)
Arbace viene.
SCENA V
Arbace e detti. (Arbace è mesto.)
Idamante
(Timoroso.)
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Ma quel pianto ch’annunzia?
Arbace
Mio signore,
de’ mali il più terribil…
Idamante
(Ansioso.)
Più non vive
il genitor?
Arbace
Non vive: quel che Marte
far non poté finor, fece Nettuno,
l’inesorabil nume,
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e degl’eroi il più degno, ora il riseppi,
presso a straniera sponda
affogato morì.
Idamante
Ilia, de’ viventi
eccoti il più meschin.
Or sì dal cielo
sodisfatta sarai…
Barbaro fato!…
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Corrasi al lido… Ahimè! Son disperato!
(Parte.)
Ilia
Dell’Asia i danni ancora
troppo risento, e pur d’un grand’eroe
al nome, al caso, il cor parmi commosso,
e negargli i sospir, ah no, non posso.
(Parte sospirando.)
SCENA VI
Elettra sola.
Elettra
155
Estinto è Idomeneo?… Tutto a’ miei danni,
tutto congiura il ciel. Può a suo talento
Idamante disporre
d’un impero e del cor, e a me non resta
ombra di speme?…
A mio dispetto, ahi lassa!
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vedrò, vedrà la Grecia a suo gran scorno
una schiava troiana di quel soglio
e del talamo a parte…
Invano, Elettra,
ami l’ingrato… E soffre
una figlia d’un re, ch’ha re vassalli,
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ch’una vil schiava aspiri al grand’acquisto?…
Oh sdegno, oh smanie, oh duol!… Più non resisto.
No 4 Aria
Elettra
    Tutte nel cor vi sento,
furie del crudo averno,
lunge a sì gran tormento
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amor, mercé, pietà.
    Chi mi rubò quel core,
quel che tradito ha il mio,
provin dal mio furore
vendetta e crudeltà.
(Parte.)
Spiagge del mare ancora agitato, attorniate da dirupi. Rottami di navi sul lido.
SCENA VII
No 5 Coro
Coro vicino
175
    Pietà, numi, pietà!
Aiuto, o giusti numi!
A noi volgete i lumi…
Coro lontano
    Pietà, numi, pietà!
Il ciel, il mare, il vento
180
ci opprimon di spavento…
Coro vicino
    Pietà, numi, pietà!
In braccio a cruda morte
ci spinge l’empia sorte…
Coro
    Pietà, pietà, pietà!|Pietà, numi, pietà!
SCENA VIII
Pantomima
Nettuno comparisce sul mare. Fa cenno a’ venti di ritirarsi alle loro spelonche. Il mare a poco a poco si calma. Idomeneo, vedendo il dio del mare, implora la sua potenza. Nettuno riguardandolo con occhio torvo e minaccevole si tuffa nell’onde e sparisce.
Recitativo
Idomeneo con seguito.
Idomeneo
(Al suo seguito.)
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Eccoci salvi alfin. O voi, di Marte
e di Nettuno all’ire,
alle vittorie, ai stenti
fidi seguaci miei,
lasciatemi per poco
190
qui solo respirar e al ciel natio
confidar il passato affanno mio.
SCENA IX
(Il seguito si ritira ed Idomeneo solo s’inoltra sul lido contemplando.)
Idomeneo
Tranquillo è il mar, aura soave spira
di dolce calma, e le cerulee sponde
il biondo dio indora. Ovunque io miro,
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tutto di pace in sen riposa e gode.
Io sol, io sol su queste aride spiagge,
d’affanno e da disagio estenuato,
quella calma, o Nettuno, in me non provo
che al tuo regno impetrai.
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In mezzo a flutti e scogli
dall’ira tua sedotto, a te lo scampo
dal naufragio chiedei, e in olocausto
il primo de’ mortali, che qui intorno
infelice s’aggiri, all’are tue
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pien di terror promisi.
All’empio voto
eccomi in salvo, sì, ma non in pace…
Ma son pur quelle, oh dio! le care mura
dove la prima io trassi aura vitale?…
Lungi da sì gran tempo, ah con qual core
210
ora vi rivedrò, se, appena in seno
da voi accolto, un misero innocente
dovrò svenar…
Oh voto insano, atroce!
Giuramento crudel! Ah qual de’ numi
mi serba ancor in vita,
215
o qual di voi mi porge almen aita?
No 6 Aria
Idomeneo
    Vedrommi intorno
l’ombra dolente
che notte e giorno:
"sono innocente"
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m’accennerà.
    Nel sen trafitto,
nel corpo esangue
il mio delitto,
lo sparso sangue
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m’additerà.
    Qual spavento!
Qual dolore!
Di tormento
questo core
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quante volte
morirà!
(Vede un uomo che s’avvicina.)
Recitativo
Idomeneo
Cieli! Che veggo? Ecco, la sventurata
vittima, ahimè! s’appressa…
Oh qual dolore
mostra quel ciglio! Mi si gela il sangue…
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Fremo d’orror… E vi fia grata, o numi,
legittima vi sembra
ostia umana innocente?…
E queste mani
le ministre saran?… Mani esecrande!
Barbari, ingiusti numi! Are nefande!
SCENA X
Idamante, Idomeneo in disparte.
Idamante
240
Spiagge romite e voi scoscese rupi,
testimoni al mio duol siate e cortesi
di questo vostro albergo
a un agitato cor… Quanto spiegate
di mia sorte il rigor, solinghi orrori!…
245
Vedo fra quegli avanzi
di fracassate navi su quel lido
sconosciuto guerrier… Voglio ascoltarlo,
vuo’ confortarlo e voglio
in letizia cangiar quel suo cordoglio.
(S’appressa e parla a Idomeneo.)
250
Sgombra, o guerrier, qual tu ti sia, il timore:
eccoti pronto a tuo soccorso quello
che in questo clima offrir tel può.
Idomeneo
(Più il guardo,
più mi strugge il dolor.)
(A Idamante.)
De’ giorni miei
il resto a te dovrò. Tu quale avrai
255
premio da me?
Idamante
Premio al mio cor sarà
l’esser pago d’averti
sollevato, difeso; ahi, troppo, amico,
dalle miserie mie instrutto io fui
a intenerirmi alle miserie altrui!
Idomeneo
260
(Qual voce, qual pietà il mio sen trafigge!)
(A Idamante.)
Misero tu? Che dici?… Ti son conte
le tue sventure appien?
Idamante
Dell’amor mio,
cielo! il più caro oggetto
di Cocito
l’onde varcò. Quel re sì chiaro in armi,
265
de’ nemici il flagel, della sua corte
quell’idolo adorato,
il terror e l’amor dell’universo,
da iniqui dèi perseguitato, oppresso
– or vedi tu se giusto è il mio dolore –
270
dalla furia dell’onde…
Idomeneo
(Piange e sospira.)
Oh fiero caso!
Idamante
In quegli abissi spinto
giace l’eroe Idomeneo estinto.
Ma tu sospiri e piangi?
T’è noto Idomeneo?
Idomeneo
Uom più di questo
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deplorabil non v’è, non v’è chi plachi
il fato suo austero.
Idamante
Che favelli?
Vive egli ancor?
(Oh dèi! Torno a sperar.)
(A Idomeneo.)
Ah dimmi, amico, dimmi:
dov’è? Dove quel dolce aspetto
280
vita mi renderà?
Idomeneo
Ma d’onde nasce
questa che per lui nutri
tenerezza d’amor?
Idamante
Potessi almeno
a lui stesso gl’affetti miei spiegare!
Quelle famose imprese, onde la Grecia
285
a quell’augusto nome
reverente s’inchina,
sproni furo al mio cor.
Là ne’ campi troiani,
allor ch’egli cogliea lauri e trofei,
290
ah ch’io non potei di morte a scherno,
se testimonio fui del suo valore,
essere a parte ancor del grand’onore?
Idomeneo
Nobile ardir! Oh vita
degna che il ciel coroni
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di gloria e splendor!
(Pur quel sembiante
non m’è tutto stranier: un non so che
ravviso in quel…)
Idamante
(Pensoso il mesto sguardo
in me egli fissa… E pur a quella voce,
a quel ciglio, a quel gesto uom mi rassembra
300
o in corte o in campo a me noto ed amico.)
Idomeneo
Tu mediti.
Idamante
Tu mi contempli e taci.
Idomeneo
Perché quel tuo parlar sì mi conturba?
Idamante
E qual mi sento anch’io
turbamento nell’alma?… Ah più non posso
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il pianto ritener…
(Piange.)
Idomeneo
Ma di’: qual fonte
sgorga quel pianto? E quel sì acerbo duol
che per Idomeneo tanto t’affligge…
Idamante
(Con enfasi.)
Ah ch’egli è il padre…
Idomeneo
(Interrompendolo impaziente.)
(Oh dio!)
Parla: di chi è egli il padre?
Idamante
(Con voce fiacca.)
È il padre mio.
Idomeneo
310
(Spietatissimi dèi!…)
Idamante
Meco compiangi
del padre mio il destin?…
Idomeneo
(Dolente.)
Ah figlio!…
Idamante
(Tutto giulivo.)
Ah padre! Ah numi!
Dove son io?… Oh qual trasporto!… Soffri,
genitor adorato, che al tuo seno…
(Vuole abbracciarlo.)
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e che un amplesso…
(Il padre si ritira turbato.)
Ahimè! Perché ti sdegni?…
Disperato mi fuggi?… Ah dove, ah dove?
Idomeneo
Non mi seguir, tel vieto:
meglio per te saria il non avermi
veduto or qui.
Paventa il rivedermi.
(Parte in fretta.)
Idamante
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Ah qual gelido orror m’ingombra i sensi!…
Lo vedo appena, il riconosco, e a’ miei
teneri accenti in un balen s’invola.
Misero! In che l’offesi, e come mai
quel sdegno io meritai, quelle minacce?…
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Vuo’ seguirlo e veder, oh sorte dura!
qual mi sovrasti ancor più rea sventura.
No 7 Aria
Idamante
    Il padre adorato
ritrovo, e lo perdo:
mi fugge sdegnato
330
fremendo d’orror.
    Morire credei
di gioia e d’amore:
or, barbari dèi!
m’uccide il dolor.
(Parte addolorato.)
Fine dell’atto primo.