Kritische Edition des Librettos (Libretto)   Kritische Edition der Berabeitung des Librettos für Anfossi (Bearbeitung 2)  
SCENA VII
Silla, Aufidio e guardie.
Aufidio
Signore, ai cenni tuoi
il Senato fia pronto. Egli fra poco
t'ascolterà. D'elette squadre intorno
665
numerosa corona
ad arte io disporrò.
Silla
L'amico Cinna
non ignori l'arcano. Il suo soccorso
è necessario all'opra. Ah che me stesso
più non ritrovo in me! Dov'io mi volga,
670
della crudel l'immagine gradita
mi dipinge il pensier. Mi suona ognora
il caro nome suo fra i labbri miei,
e tutto parla a questo cor di lei.
Aufidio
Io già ti vedo al colmo
675
di tua felicità. Della possanza
usa che 'l ciel ti diè. Roma, il Senato
e ogn'anima orgogliosa, or che lo puoi,
fa' che pieghin la fronte a' piedi tuoi.
(Parte.)
Silla
Ah sì, di civil sangue
680
innonderò le vie, se Roma altera
alle brame di Silla oggi s'oppone;
ho nel braccio, ho nel cor la mia ragione.
Giunia?… Qual vista! In sì bel volto io scuso
la debolezza mia… ma tanti oltraggi?…
685
Ah che in vederla, oh dèi!
il dittatore offeso io più non sono:
de' suoi sprezzi mi scordo, e le perdono.
SCENA VIII
SCENA IV
Giunia, Silla e guardie.
Giunia, indi Silla.
Giunia
Giunia
(Silla? L'odiato aspetto
Quai sento ad ogni passo
destami orror. Si fugga.)
palpiti in questo seno?
(Per partire.)
Silla
Silla
Arresta il passo.
Arresta, o Giunia, il passo.
690
Sentimi, per pietade. Il più infelice
d'ogni mortal mi rendi,
se nemica mi fuggi…
Giunia
Oh dèi! Mi lascia
altrove gir.
Silla
T'arresta.
Giunia
Giunia
E che pretendi?
E che pretendi?
Silla
Sentimi. I tuoi disprezzi
mi sdegnano a ragion. Superba, ingrata,
provochi ad ogni eccesso
l'oltraggiato cor mio…
Ma nel vederti… oddio!
Pur sì cara mi sei
che obblio tutto ad un tratto i sdegni miei.
Giunia
Tal debolezza, o Silla,
meco invano tu vanti.
O placato o sdegnoso,
egualmente mi sei tu sempre odioso.
Silla
Giunia feroce, un dittator tu irrìti;
non sai tu, che di sangue…
Ma no, cara, perdona:
Scostati, traditor. (Tremo, m'affanno
per l'idol mio.)
Silla
Ah no, non son tiranno
non son io quel tiranno
695
come tu credi. È l'anima di Silla
che credermi potresti. Ah! Se il tuo ciglio
capace di virtù. Quel tuo bel ciglio
soltanto men severo a me rivolgi,
soffrir più non poss'io così severo…
tutta l'ira dal sen, cara, mi togli.
Se le accosta.
Giunia
Giunia
(In atto di partire.)
Scostati, o traditor. Prega o minaccia,
Tu di virtù capace? Ah menzognero!
sei lo stesso per me. Ti sdegno amante,
non ti curo sdegnato.
Silla
Sentimi…
Giunia
Non t'ascolto.
Silla
Silla
E vuoi?…
Dunque vuoi?…
Giunia
Giunia
Sì, voglio
Sì, vogl'io
700
detestarti e morir.
detestarti e morir.
Silla
Silla
Morir?
Morir?
Giunia
Giunia
La morte
La morte
romano cor non teme.
non teme un cor roman. Lascia ch'io parta,
Silla
E puoi?…
Giunia
Sì, posso
pria d'amarti morir. Vanne, t'invola…
o da te stesso agli occhi miei t'invola.
Silla
Silla
Superba, morirai, ma non già sola.
Superba, morirai, ma non già sola.
    D'ogni pietà mi spoglio,
    Impallidir fra poco
705
perfida donna audace;
vedrò quel ciglio audace.
se di morir ti piace,
Barbaro qual ti piace
quell'ostinato orgoglio
questo mio cor sarà.
presto tremar vedrò.
    (Ma il cor mi palpita…
710
Perder chi adoro?…
Trafigger, barbaro,
il mio tesoro?…)
    Che dissi?
Ho l'anima
vile a tal segno?
715
Smanio di sdegno;
morir tu brami,
    Forse nell'ore estreme
crudel mi chiami:
lo invocherai col pianto;
tremane, o perfida,
ma l'amoroso incanto
crudel sarò.
più forza non avrà.
(Parte con guardie.)
(Parte.)
SCENA IX
SCENA V
Giunia, indi Cecilio.
Giunia, poi Cinna.
Giunia
Giunia
720
Che intesi, eterni dèi? Qual mai funesto
Che intesi, eterni dèi!
e spaventoso arcan ne' detti suoi?
Sola non morirò? Che dir mi vuoi,
barbaro?… Ahimè! Che vedo?…
Lo sposo mio?… Che fu?… Che avvenne?… Ah dove,
725
sconsigliato, t'inoltri? In queste mura
sai che non è sicura
la tua vita, e non temi
di respirar quest'aure
comuni a' tuoi nemici? In quest'istante
730
il tiranno partì. Tremo… Deh fuggi…
Ah se dell'empio il ciglio…
Cecilio
Giunia, il tuo rischio è 'l maggior mio periglio.
Giunia
Deh per pietà, se mi ami
torna, mio bene, ah torna
735
nel tenebroso asilo. Il rimirarti
qual martirio è per me!
Cecilio
Non amareggi
il tuo spavento, o cara,
il mio dolce piacer.
Giunia
Piacer funesto,
se a un gelido spavento
740
abbandona il mio cor, se de' tuoi giorni
decider può. T'ascondi. Ah da che vivo,
no che angustia simìle…
Cecilio
Sola vuoi ch'io ti lasci in preda a un vile?
So ch'al Senato in faccia il reo tiranno
745
con violenza ingiusta
al talamo vuol trarti, ed io, che t'amo,
restar potrò senza morir d'affanno
lungi dal fianco tuo? Se invano un braccio,
un acciaro si cerca
750
per svenare un crudel ch'odio e detesto,
quell'acciaro, quel braccio, eccolo, è questo.
Giunia
Ahimè! Che pensi?… Esporti?…
Correr tu solo a un periglioso estremo?…
Cecilio
Tu paventi di tutto, io nulla temo.
755
Frena il timor, mia speme, e ti rammenta
ch'una soverchia tema in cor romano
essere puote viltà.
Giunia
Ma il troppo ardire
temerità s'appella. Ah sì, ti cela,
né accrescere, idol mio, nel tuo periglio
760
nove cagion di pianto a questo ciglio.
Cecilio
Eterni dèi! Lasciarti,
fuggire, abbandonarti
all'empie insidie, all'ira
d'un traditor ch'alle tue nozze aspira?
Giunia
765
E di che puoi temer, se meco resta
la mia costanza e l'amor mio? Deh corri,
corri donde fuggisti. Al suo dolore,
a' suoi spaventi invola
il cor di chi t'adora.
770
Se ciò non basta, io tel comando ancora.
Cecilio
E in questo giorno orrendo,
se al tiranno io mi celo,
chi veglia, o sposa, in tua difesa?
Giunia
Il cielo.
Cecilio
Ah che talvolta i numi…
Giunia
A che ti guida
775
cieco furor? Ad onta
de' miei timori ancor mi resti a lato?
Partir non vuoi? Corro a morire, ingrato.
Cecilio
Fermati… Senti… Oh dèi!
Così mi lasci, e brami?…
Giunia
I passi miei
780
guardati di seguir.
Cecilio
Saprò morire,
ma non lasciarti.
Giunia
(Oh stelle!
Io lo perdo. Che fo?)
Cecilio
Cara, tu piangi?
Ah che il tuo pianto…
Giunia
Ah sì, per questo pianto,
per questi lumi miei di speme privi,
785
parti, parti da me. Celati. Vivi.
Cecilio
A che mi sforzi!
Giunia
Alfine
lusingarmi poss'io di questo segno
del tuo tenero affetto?
Che rispondi, idol mio?
Cecilio
Sì, tel prometto.
Giunia
790
Fuggi dunque, mio bene. Invan paventi,
se di me temi. Ah pensa,
pensa che 'l ciel difende i giusti e ch'io
d'altri mai non sarò. Di mie promesse,
dell'amor mio costante
795
ch'aborre a morte un traditore indegno,
sposo, nella mia mano eccoti un pegno.
Cecilio
Chi sa che non sia questa
l'estrema volta, oh dio! ch'al sen ti stringo,
destra dell'idol mio, destra adorata,
800
prova di fé sincera…
Giunia
No, non temere.
Amami,
fuggi e spera.
Cecilio
    Ah se a morir mi chiama
il fato mio crudele,
seguace ombra fedele
805
sempre sarò con te.
    Vorrei mostrar costanza,
cara, nel dirti addio,
ma nel lasciarti, oh dio!
sento tremarmi il piè.
(Parte.)
SCENA X
Giunia, indi Celia.
Giunia
810
Perché mi balzi in seno,
affannoso cor mio? Perché sul volto,
or che lo sposo io non mi vedo accanto,
cade da' rai più copioso il pianto?
Celia
Oh ciel! Sì lagrimosa,
815
sì dolente io t'incontro? Al suo destino
quell'anima ostinata alfin deh ceda,
e sposa al dittator Roma ti veda.
Giunia
T'accheta, per pietà.
Celia
Se in duro esiglio
cadde estinto Cecilio, a lui che giova
820
un'inutil costanza?
Giunia
(A questo nome
s'agghiaccia il cor.)
Celia
Tu non mi guardi, e il labbro
fra i singhiozzi e i sospir pallido tace?
Segui i consigli miei.
Giunia
Lasciami in pace.
Celia
Bramo lieta vederti. Il mio germano
825
oggi me pur felice
render saprà: la mano
mi promise di Cinna. Ah tu ben sai
ch'io l'adoro fedel. Più non rammento
i miei sofferti affanni,
830
se si cangiano alfin gli astri tiranni.
    Quando sugl'arsi campi
scende la pioggia estiva,
le foglie, i fior ravviva,
e il bosco, il praticello
835
tosto si fa più bello,
ritorna a verdeggiar.
    Così quest'alma amante
fra la sua dolce spene
dopo le lunghe pene
840
comincia a respirar.
(Parte.)
SCENA XI
Giunia sola.
Giunia
In un istante oh come
s'accrebbe il mio timor! Purtroppo è questo
un presagio funesto
delle sventure mie! L'incauto sposo
Ah che l'incauto sposo
845
più non è forse ascoso
agli occhi del tiran non è più ascoso!
al reo tiranno.
A morte
ei già lo condannò. Fra i miei spaventi,
nel mio dolore estremo
che fo? Che penso mai?… Misera, io tremo!
850
Ah no, più non si tardi.
Il Senato mi vegga. Al di lui piede
grazia e pietà s'implori
per lo sposo fedel. S'ei me la nega,
si chieda al ciel. Se il ciel l'ultimo fine
855
dell'adorato sposo oggi prescrisse,
trafigga me chi l'idol mio trafisse.
    Parto, m'affretto; ma nel partire
il cor si spezza, mi manca l'anima.
Morir mi sento, né so morire;
860
e smanio e gelo, e piango e peno.
Ah se potessi, potessi almeno
fra tanti spasimi morir così.
    Ma, per maggior mio duolo,
verso un'amante oppressa
865
divien la morte istessa
pietosa in questo dì.
(Parte.)
Cinna
Giunia, di te finora
affannoso cercai. Sappi che Aufidio
per ordine di Silla
il Senato raduna;
e in faccia ai padri e al popolo romano
sappi che il dittator vuol la tua mano.
Giunia
Invan. Son io la sola
arbitra di me stessa.
Ma prima, Cinna, oddio! dimmi: il mio sposo
sai tu dove or s'aggiri? Io per lui tremo.
Ch'egli in Roma dimora,
sappi che Silla omai più non ignora.
Cinna
Come, Giunia, lo sai?
Giunia
Ben lo compresi
dai misteriosi detti
del dittator istesso.
Cinna
Ah non si tardi
dunque il colpo a vibrar! E da te stessa
questo colpo dipende. Al nuzial letto
segui l'empio tiranno ove t'invita;
ma in quello, per tu man, perda la vita.
Giunia
Cinna, che dici mai!
con tradimento vil…
Cinna
No, ti sovvenga
che l'eccidio de' rei
è un spettacolo grato a' sommi dèi.
Giunia
Se d'un plebeo pur sacra
è la vita fra noi, Cinna, tu invano
farmi rea di sua morte ora presumi.
Pensiamo alla salvezza
del mio sposo adorato;
che alla nostra vendetta
penserà il ciel pietoso. Or va', t'affretta:
va' in traccia di Cecilio,
digli che, se m'è fido,
serbi i miei ne' suoi giorni. A te l'affido.
    Ah non sai che l'idol mio
forse più non rivedrò.
Va', il consola e digli, oddio!
che fedele io morirò.
    No, non dargli un sì gran duolo:
troppo barbaro è il dolor!
Digli, sì, ma digli solo
che fedel mi serbi il cor.
(Parte.)
SCENA VI
Cinna, poi Cecilio senza manto con spada nuda.
Cinna
No, no: si affretti il colpo.
Se d'offender gli dèi
avesse un dì temuto,
la libertà non dovria Roma a Bruto.
Ma qui Cecilio… Ah dove
il furor ti trasporta?
Cecilio
Il braccio mio
non ritener. Su' passi
del tiranno si voli: il nudo acciaro
gli squarci il sen.
(Per partire.)
Cinna
T'arresta.
Ma donde nasce questa
improvvisa ira tua?
Cecilio
So che oggi a forza
Silla la man di sposa
vuole da Giunia; e timido il Senato
la violenza approva.
Lasciami.
Cinna
Ah no, m'ascolta…
Cecilio
E perché tardi
la vendetta comun?
Cinna
Sol perché bramo
che dubbiosa non sia.
Cecilio
Dubbiosa non sarà.
Cinna
Lascia pur che al Senato
si presenti il tiranno: ivi il tuo braccio
seconderanno a gara i nostri fidi.
Non dubitar. Trattienti
per un momento solo.
Tutto a dispor per la grand'opra io volo.
    La fiamma che accende
quell'alma sdegnosa
incauta la rende
se ardita la fa.
    Pensar ti conviene
che arrischi ad un tratto
te stesso, il tuo bene,
l'altrui libertà.
(Parte.)
SCENA VII
Cecilio, poi Giunia.
Cecilio
Dell'amico ai consigli
si ceda per un poco. Io qui mi celo…
Ma qual ventura! Oh cielo,
Giunia sen vien. Giunia, ben mio…
Giunia
Tu qui, Cecilio! Oddio!
Cecilio
Sposa, che avvenne?
Giunia
Ah dove,
sconsigliato, t'innoltri? È noto a Silla
che sul Tebro tu vivi. Ah va': sicura
la tua vita non è fra queste mura.
Ah fuggi: qui vicino
il dittator s'aggira; e se a quel ciglio…
Cecilio
Giunia, il tuo rischio è il mio maggior periglio.
Giunia
Celati per pietade;
né accrescere, idol mio, nel tuo periglio
nuova cagion di pianto a questo ciglio.
Cecilio
Eterni dèi, lasciarti,
celarmi, abbandonarti
all'empie insidie, all'ira
d'un traditor che alle tue nozze aspira?
E tu stessa, mia cara,
me lo puoi consigliar?
Giunia
Al suo dolore,
a' suoi spaventi invola
il cor di chi t'adora.
Se ciò non basta, io tel comando ancora.
Cecilio
Ancor mi celerò. Ma, oddio! rammenta
che amore e gelosia
l'impero han del mio cor; e che se a lungo
incerto ei deve palpitarmi in seno,
possibil non sarà ch'io serbi il freno.
    A partir tu mi condanni,
dolce fiamma del cor mio.
Parto, sì. Rimanti. Addio.
Serba a me fedele il cor.
(Parte.)
SCENA VIII
Giunia sola.
Giunia
Oh come il mio spavento
vieppiù divien maggior! Più non si tardi:
il Senato mi vegga. Al di lui piede
grazia e pietà s'implori; e, s'ei la nega,
se de' numi il favor oggi mi manca,
muoiasi pur, che di morir son stanca.
(Parte.)

Campidoglio.

Campidoglio.
SCENA XII
SCENA IX
S'avanza Silla ed Aufidio seguito dai senatori, dal popolo e dalle squadre al lieto canto del seguente coro.
Silla ed Aufidio con seguito di senatori e popolo, indi Giunia fra i senatori.
Coro
    Se gloria il crin ti cinse
di mille squadre a fronte,
or la temuta fronte
870
qui ti coroni Amor.
Parte del coro
    Stringa quel braccio invitto
lei che da te s'adora.
Tutto il coro
    Se con i mirti ancora
cresce il guerriero allor.
(Compar Giunia fra i senatori.)
Aufidio
Signore, i cenni tuoi
adempiti già sono.
Silla
Silla
875
Padri coscritti, io che pugnai per Roma,
Padri coscritti, io che pugnai per Roma,
io che vinsi per lei, io che la face
io che vinsi per lei, io che la face
della civil discordia
della civil discordia
col mio valore estinsi, io che la pace
col mio valore estinsi, io che la pace
per opra mia regnar sul Tebro or vedo,
per opra mia regnar sul Tebro or vedo,
880
d'ogni trionfo mio premio vi chiedo.
d'ogni trionfo mio premio vi chiedo.
Giunia
Giunia
(Soccorso, eterni dèi!)
(Soccorso, eterni dèi!)
Silla
Silla
Non ignorate
Non ignorate
l'antico odio funesto
l'antico odio funesto
e di Mario e di Silla. Il giorno è questo
e di Mario e di Silla. Il giorno è questo
in cui tutto mi scordo. Alla sua figlia
in cui tutto mi scordo. Alla sua figlia
885
sacro laccio m'unisca, e il dolce nodo
sacro laccio m'unisca, e il dolce nodo
plachi l'ombra del padre. Un dittatore,
plachi l'ombra del padre. Un dittatore,
un cittadin fra i gloriosi allori
un cittadin fra i gloriosi allori
altro premio non cerca a' suoi sudori.
altro premio non chiede a' suoi sudori.
Giunia
Giunia
(Tace il Senato e col silenzio approva
(Tace il Senato e col silenzio approva
890
d'un tiranno il voler?)
d'un tiranno il voler?)
Silla
Silla
Padri, già miro
Padri, già miro
ne' volti vostri espresso
ne' volti vostri espresso
il consenso comun. Quei che s'udiro
il consenso comun. Quei che s'udiro
festosi gridi risuonar d'intorno
festosi gridi risuonar d'intorno
son del pubblico voto un certo segno.
son del pubblico voto un certo segno.
(A Giunia.)
895
Seguimi all'ara omai…
Seguimi all'ara omai…
Giunia
Giunia
Scostati, indegno.
Scostati, indegno.
A tal viltà discende
A tal viltà discende
Roma e 'l Senato? Un oltraggioso, un folle
Roma e il Senato?
timor l'astringe a secondar d'un empio
le violenze infami? Ah che fra voi
900
no che non v'è chi in petto
racchiuda un cor romano…
Silla
Silla
Taci, e più saggia a me porgi la mano.
Taci, ed or più saggia
a me porgi la mano.
Aufidio
Aufidio
Così per bocca mia
Così per bocca mia
tutto il popol t'impon.
tutto il popolo impone.
Silla
Dunque mi segui…
Giunia
Giunia
(In atto di ferirsi.)
(Impugna uno stile.)
905
Non appressarti, o in seno
Non appressarti, o in seno
questo ferro m'immergo.
questo ferro m'immergo.
Silla
Silla
Alla superba
Alla superba
l'acciar si tolga, e segua il voler mio.
l'acciar si tolga, e segua il voler mio.
SCENA XIII
SCENA X
Cecilio con spada nuda, e detti.
Cecilio con spada nuda, e detti; indi Cinna parimenti col ferro in mano.
Cecilio
Cecilio
Sposa, ah no, non temer.
Sposa mia, non temer.
Silla
Silla
(Chi vedo?)
(Chi vedo!)
Giunia
Giunia
(Oh dio!)
(Oh dio!)
Aufidio
Aufidio
(Cecilio?)
(Cecilio!)
Silla
Silla
In questa guisa
In questa guisa
910
son tradito da voi? Del mio divieto
son tradito da voi!
e delle leggi ad onta
tornò Cecilio e, seco Giunia unita,
di toglier osa al dittator la vita?
Quell'audace s'arresti.
Quell'audace s'arresti.
(Vien circondato dalle guardie e disarmato.)
Giunia
Giunia
(Incauto sposo!)
(Incauto sposo!)
915
Signor…
Silla
Taci, ch'omai
solo ascolto il furore.
(A Cecilio.)
Al novo sole
per mia vendetta, o traditor, morrai.
SCENA XIV
SCENA XI
Cinna con spada nuda, e detti.
In questo Cinna.)
Silla
Silla
Come? D'un ferro armato,
Come! D'un ferro armato,
confuso, irresoluto,
confuso, irresoluto,
920
Cinna, tu pur?…
Cinna, tu pur?
Cinna
Cinna
(Oh ciel! Tutto è perduto.
(Oh ciel! Tutto è perduto.
Qualche scampo ah si cerchi
Qualche scusa si cerchi.)
nel cimento fatal!) Con mio stupore
col nudo acciaro io vidi
Col nudo acciaro io vidi
Cecilio infra le schiere
Cecilio fra le schiere aprirsi un varco:
925
aprirsi un varco. La sua rabbia, i fieri
minacciosi occhi suoi d'un tradimento
mi fecero temer. Onde salvarti
temei; perciò a salvarti
da quella destra al parricidio intesa
da quella destra al parricidio intesa
corsi, e 'l brando impugnai per tua difesa.
corsi, e il brando impugnai per tua difesa.
Silla
Silla
930
Ah vanne, amico, e scopri
Ah vanne, amico, e scopri
se altri perfidi mai…
se altri perfidi mai…
Cinna
Cinna
Sulla mia fede,
Sulla mia fede,
signor, riposa, e paventar non déi.
signor, riposa, e paventar non déi.
(Quasi nel fiero incontro io mi perdei.)
(Quasi nel fiero incontro io mi perdei.)
(Parte.)
(Parte.)
Silla
Olà, quel traditore,
935
Aufidio, si disarmi.
Giunia
Oh dio! Fermate.
Cecilio
Finché l'acciar mi resta,
saprò farlo tremare.
Silla
E giunge a tanto
la tua baldanza?
Giunia
(Oh dèi!)
Silla
Cedi l'acciaro,
o ch'io…
Cecilio
Lo speri invan.
Giunia
Cedilo, o caro.
Cecilio
940
Ad esser vil m'insegna
la sposa mia?
Giunia
Deh non opporti!
Cecilio
E vuoi?…
Giunia
Della tua tenerezza
una prova vogl'io.
Cecilio
Dovrò?…
Giunia
Dovrai
nella mia fede e nel favor del cielo
945
affidarti e sperar. Se ancor, mio bene,
dubbioso ti mostri, i giusti numi
e la tua sposa offendi.
Cecilio
(Fremo.)
(A Giunia.)
T'appagherò.
(Getta la spada.)
Barbaro, prendi.
Silla
Silla
Nella prigion più nera
Nella prigion più nera
950
traggasi il reo.
traggasi il reo.
Per poco
Per poco
quest'aure a te vietate
quest'aure a te vietate
respirar ti vedrò.
respirar ti vedrò.
Fra le ritorte
Tra le ritorte
del tradimento audace
del tradimento audace
tu pur ti pentirai, donna mendace.
tu pur ti pentirai, donna mendace.
Silla
955
    Quell'orgoglioso sdegno
    Perfidi, il vostro ardire
oggi umiliar saprò.
degno gastigo avrà.
Cecilio
Giunia
    Non lo sperare, indegno,
    Sfoga a tua voglia l'ire,
l'istesso ognor sarò.
mostro di crudeltà.
Giunia
Cecilio
    Eccoti, o sposo, un pegno
    Sfogati, sì; il morire
960
ch'al fianco tuo morrò.
orror per me non ha.
Silla
Silla
    Empi, la vostra mano
Tremar dovrete alteri.
merita sol catene.
Cecilio, Giunia
Cecilio
    Se mi ama il caro bene,
Sposa, resisti… Addio.
Giunia
lieto|lieta a morir men vo.
Non dubitar, ben mio.
a tre
Silla
Cecilio, Silla
965
    Questa costanza intrepida,
Vedo la sua costanza
questo sì fido amore,
tutto mi strazia il core,
che mi conforta|conturba il cor.
tutto avvampar mi fa.
Giunia, Cecilio
    La mia costanza intrepida,
970
il mio fedele amore,
dolce consola il core,
né paventar mi fa.
Giunia
Dammi l'estremo amplesso.
Silla
Tolgansi agli occhi miei.
Cecilio
Crudel!
Giunia
Spietato!
Cecilio, Giunia
Oh dèi!
Questo momento solo
di morte è assai peggior!
a tre
Andate|Andiamo pur costanti
ad incontrar il fato.
(Oh mio destin spietato!
Oh sventutato amor!)
(Partono.)
Fine dell'atto secondo.
Fine dell'atto secondo.
Il secondo Ballo.
Un Giardino delizioso con vari accidenti.