SCENA VII
 
 
Farnace, Aspasia, Sifare, soldati dei due principi e sacerdoti.
 
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Recitativo
 
 
Farnace
 
 
Principe, che facemmo!
 
 
Sifare
 
 
Io nel mio core
 
  155
rimproveri non sento.
 
 
Aspasia
 
 
(Oh ritorno fatal!) Sifare, addio.
 
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N° 4 Aria
 
 
Aspasia
 
     
 
    Nel sen mi palpita
 
 
dolente il core;
 
 
mi chiama a piangere
 
  160
il mio dolore;
 
 
non so resistere,
 
 
non so restar.
 
     
 
    Ma se di lagrime
 
 
umido ho il ciglio,
 
  165
è solo, credimi,
 
 
il tuo periglio
 
 
la cagion barbara
 
 
del mio penar.
 
 
(Parte, e si ritirano pure i sacerdoti.)
 
 
SCENA VIII
 
 
Farnace, Sifare e i loro soldati.
 
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Recitativo
 
 
Farnace
 
 
Un tale addio, germano,
 
  170
si spiega assai; ma il tempo
 
 
altro esige da noi. Ritorna il padre
 
 
quanto infelice più, tanto più fiero.
 
 
Pensaci: in tuo favore
 
 
tu pronte hai le tue schiere, a me non manca
 
  175
un altro braccio. Il nostro
 
 
perdono si assicuri: a lui l'ingresso
 
 
della città si chiuda,
 
 
e giuste ei dia le leggi, o si deluda.
 
 
Sifare
 
 
Noto a me stesso io son, noto abbastanza
 
  180
m'è il genitor; ma quando
 
 
ritorna Mitridate
 
 
più non so che ubbidir.
 
 
Farnace
 
 
Ad esso almeno
 
 
cautamente si celi
 
 
il segreto comun, né sia tradito
 
  185
dal germano il german.
 
 
Sifare
 
 
Saprò geloso,
 
 
anche con mio periglio,
 
 
fido german serbarmi e fido figlio.
 
speaker-icon
N° 5 Aria
 
 
Sifare
 
     
 
    Parto: nel gran cimento
 
 
sarò germano e figlio,
 
  190
egualeAlternative Schreibweise in den Textwiederholungen der Abschriften A und C:
egual
al tuo periglio
 
 
la sorte mia sarà.
 
     
 
    Opera a tuo talento,
 
 
né in me mancar già mai
 
 
vedrai la fedeltà.
 
 
(Parte co' suoi soldati.)
 
 
SCENA IX
 
 
Farnace, suoi soldati e Marzio.
 
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Recitativo
 
 
Farnace
 
  195
Eccovi in un momento
 
 
sconvolti, o miei disegni.
 
 
Marzio
 
 
A un vil timore
 
 
Farnace ancor non s'abbandoni.
 
 
Farnace
 
 
E quale
 
 
speranza a me più resta,
 
 
se nemica fortuna
 
  200
sul capo mio tutto il suo sdegno aduna?
 
 
Marzio
 
 
Maggior d'ogn'altro fato
 
 
è il gran fato di Roma, e pria che sorga
 
 
nel ciel novella aurora,
 
 
ne avrai più certe prove.
 
 
Farnace
 
 
Alla tua fede
 
  205
mi raccomando, amico: il mio periglio
 
 
tu stesso vedi. In mia difesa, ah tosto
 
 
movan l'aquile altere a cui precorre
 
 
la vittoria e il terror. Poi quando ancora
 
 
sia di Roma maggior l'empio mio fato,
 
  210
ah si mora bensì, ma vendicato.
 
speaker-icon
N° 6 Aria
 
 
Farnace
 
     
 
    Venga pur, minacci e frema
 
 
l'implacabil genitore;
 
 
al suo sdegno, al suo furore
 
 
questo cor non cederà.Variante in den Textwiederholungen der Abschriften A, B und C:
questo cor non cederà, no, no.
 
     
  215
    Roma in me rispetti e tema
 
 
men feroce e men severo,
 
 
o più barbaro e più fiero
 
 
l'ira sua mi renderà.
 
 
(Parte con Marzio, seguito da' suoi soldati.)
 
 

Porto di mare con due flotte ancorate in siti opposti del canale. Da una parte veduta della città di Ninfea.
 
 
SCENA X
 
 
Si viene accostando al suono di lieta sinfonia un'altra squadra di vascelli, dal maggior de' quali sbarcanoMitridate ed Ismene, quegli seguito dalla guardia reale e questa da una schiera di Parti.Arbate con seguito gli accoglie sul lido. Si prosiegue poi di mano in mano lo sbarco delle soldatesche, le quali si vanno disponendo in bella ordinanza su la spiaggia.
 
speaker-icon
N° 7 Marcia
 
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N° 8 Cavata
 
 
Mitridate
 
     
 
    Se di lauri il crine adorno,
 
  220
fide spiagge, a voi non torno,
 
 
tinto almen non porto il volto
 
 
di vergogna e di rossor.
 
     
 
    Anche vinto ed anche oppresso
 
 
io mi serbo ognor l'istesso
 
  225
e vi reco in petto accolto
 
 
sempre eguale il mio gran cor.
 
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Recitativo
 
 
Mitridate
 
 
Tu mi rivedi, Arbate,
 
 
ma quel più non rivedi
 
 
felice Mitridate a cui di Roma
 
  230
lungamente fu dato
 
 
bilanciare il destin. Tutti ha dispersi
 
 
d'otto lustri i sudor solAlternative Schreibweise nach dem Erstdruck des Librettos:
sola
una notte
 
 
a Pompeo fortunata, a me fatale.
 
 
Ismene
 
 
Il rammentar che vale,
 
  235
signor, una sventura
 
 
per cui la gloria tua nulla s'oscura?
 
 
Tregua i pensier funesti
 
 
su quest'amico lido
 
 
per breve spazio almeno abbian da noi.
 
  240
Dove son, Mitridate, i figli tuoi?
 
 
Arbate
 
 
Dalla reggia vicina
 
 
ecco gli affretta al piè del genitore
 
 
il rispetto e l'amore.
 
 
SCENA XI
 
 
Sifare, Farnace dalla città, e detti.
 
 
Recitativo
 
 
Sifare
 
 
SullaAlternative Schreibweise nach dem Erstdruck des Librettos:
Su la
temuta destra
 
  245
mentre l'un figlio e l'altro un bacio imprime,
 
 
tutti i sensi del cor, padre, t'esprime.
 
 
Mitridate
 
 
Principi, qual consiglio in sì grand'uopo
 
 
e la Colchide, e il Ponto,
 
 
che al tuo valor commisi, e alla tua fede,
 
  250
vi fece abbandonar?
 
 
Farnace
 
 
L'infausto grido
 
 
della tua morte l'un dell'altro ignaro
 
 
qua ne trasse, o signor. Noi fortunati,
 
 
che, nel renderci rei
 
 
del trasgredito cenno, il bel contento
 
  255
abbiamIm Erstdruck des Librettos und in der Libretto-Vorlage Turin 1767 „abbiam“, in den Abschriften A und B „abbiamo“, sodass der ursprüngliche Elfsilbler:

„abbiam2 di riveder6 sano chi tan10to“

in den Abschriften durch die Ergänzung des apokopierten Schlussvokals eine metrisch überzählige Silbe erhält. Da Mozart in den Abschriften keinen Ton für diese metrisch überzählige Silbe vorgesehen hat, ist die Ergänzung des apokopierten Schlussvokals auch in musikalischer Hinsicht als Fehler zu betrachten. Die Edition folgt daher wie die NMA dem metrisch und musikalisch korrekten Wortlaut des Librettos (bzw. der Libretto-Vorlage).
di riveder salvo chi tanto
 
 
stato è finora e sospirato e pianto!
 
 
Ismene
 
 
Perché fra i suoi contenti
 
 
dissimula Farnace
 
 
quello che prova in riveder la figlia
 
  260
del partico monarca?
 
 
Farnace
 
 
(Oh rimprovero acerbo!)
 
 
Mitridate
 
 
Entrambi, o figli,
 
 
men giudice che padre
 
 
voi qui mi ritrovate. Il primo intanto
 
 
l'imprudente trascorso
 
  265
ad emendar tu sii, Farnace. Ismene,
 
 
che amasti, il so, viene tua sposa: in lei
 
 
di Mitridate al combattuto soglio
 
 
ravvisa un nuovo appoggio; al nodo eccelso,
 
 
ch'io stesso ricercai, l'alma prepara
 
  270
e di tal sorte a farti degno impara.
 
 
Farnace
 
 
Signor…
 
 
Mitridate
 
 
Ai regi tetti
 
 
dove in brieve tiAlternative Schreibweise nach dem Erstdruck des Librettos:
in breve io ti
seguo, o principessa,
 
 
e Sifare e Farnace
 
 
scorgano i passi tuoi. Meco soltanto
 
  275
rimanga Arbate.
 
 
Ismene
 
 
Io ti precedo, o sire,
 
 
ma porto meco in seno
 
 
un segreto timor che mi predice
 
 
quanto poco il mio cor sarà felice.
 
speaker-icon
N° 9 Aria
 
 
Ismene
 
     
 
    In faccia all'oggetto
 
  280
che m'arde d'amore
 
 
dovrei sol diletto
 
 
sentirmi nel core,
 
 
ma sento un tormento
 
 
che intender non so.
 
     
  285
    Quel labroAlternative Schreibweise nach dem Erstdruck des Librettos:
labbro
che tace,
 
 
quel torbido ciglio
 
 
la cara mia pace
 
 
già mette in periglio,
 
 
già dice che solo
 
  290
penare dovrò.
 
 
(Parte ed entra nella città con Sifare e Farnace, seguita dai Parti.)
 
 
SCENA XII
 
 
Mitridate, Arbate, guardie reali ed esercito schierato.
 
speaker-icon
Recitativo
 
 
Mitridate
 
 
Teme Ismene a ragion, ma più di lei
 
 
teme il mio cor. Sappilo, Arbate: io stesso
 
 
dopo il fatal conflitto
 
 
la fama di mia morte
 
  295
confermar tra voi feci, a ciò cheAlternative Schreibweise nach dem Erstdruck des Librettos:
acciò che
poi
 
 
nel giungere improvviso
 
 
non fossero gli oltraggi a me celati
 
 
che soffro, oh dio! da due miei figli ingrati.
 
 
Arbate
 
 
Da due tuoi figli?
 
 
Mitridate
 
 
Ascolta: in mezzo all'ira
 
  300
Sifare da Farnace
 
 
giusto è ben ch'io distingua.
 
 
Ma qui che si facea? Forse hanno entrambi
 
 
preteso amor dalla regina? A quale
 
 
di lor sembra che Aspasia
 
  305
dia più facile l'orecchio? Io stesso a lei
 
 
in quale aspetto ho da mostrarmi? Ah parla,
 
 
e quanto mai vedesti, e quanto sai,
 
 
fa' che sia noto a Mitridate omaiAlternative Schreibweise nach dem Erstdruck des Librettos:
ormai
.
 
 
Arbate
 
 
Signor, Farnace appena
 
  310
entrò nella città, che impaziente
 
 
corse a parlar d'amorAlternative Schreibweise nach dem Erstdruck des Librettos:
d'amore
alla regina,
 
 
a lei di Ponto il trono
 
 
colla destra di sposo offrendoIm Erstdruck des Librettos und in der Libretto-Vorlage Turin 1767 „offrendo“, in den Abschriften A und B „offerendo“, sodass der ursprüngliche Elfsilbler:

„colla de3stra di spo6so offren8do in do10no.“

in den Abschriften durch die Ergänzung des elidierten Zwischenvokals eine metrisch überzählige Silbe erhält. Da Mozart in den Abschriften keinen Ton für diese metrisch überzählige Silbe vorgesehen hat, ist die Ergänzung des elidierten Zwischenvokals auch in musikalischer Hinsicht als Fehler zu betrachten. Die Edition folgt daher wie die NMA dem metrisch und musikalisch korrekten Wortlaut des Librettos (bzw. der Libretto-Vorlage).
in dono.
 
 
Mitridate
 
 
Empio! Senza lasciarle
 
  315
tempo a spargere almeno
 
 
le lagrime dovute al cener mio!
 
 
E Sifare?
 
 
Arbate
 
 
Finora
 
 
segno d'amore in lui non vidi, e sembra
 
 
che, degno figlio diIm Erstdruck des Librettos „a“, in den Abschriften A und B „di“, sodass der ursprüngliche Elfsilbler:

„che, de(2)gno fi4glio^a Mitrida8te, ei vol10ga“

in den Abschriften durch den Wegfall der Synärese zwischen „figlio“ und „a“ eine metrisch überzählige Silbe erhält. Da Mozart in den Abschriften die letzte Silbe des Wort figlio („-glio“) und „di“ mit zwei getrennten Tönen als zwei unterschiedliche metrische Silben vertont hat, folgt die Edition wie die NMA dem Wortlaut der Abschriften trotz der metrisch überzähligen Silbe.
Mitridate, ei volga
 
  320
sol di guerra pensieri e di vendetta.
 
 
Mitridate
 
 
Ma pureIm Erstdruck des Librettos „pur“, in den Abschriften A und B „pure“, sodass der ursprüngliche Siebensilbler:

„Ma pur qua3le a Ninfe6a“

in den Abschriften durch die Ergänzung des apokopierten Schlussvokals eine metrisch überzählige Silbe erhält. Da Mozart das Adverb in den Abschriften mit zwei getrennten Tönen als zweisilbiges Wort „pu-re“ vertont hat, folgt die Edition wie die NMA dem Wortlaut der Abschriften trotz der metrisch überzähligen Silbe.
quale a Ninfea
 
 
disegno l'affrettò?
 
 
Arbate
 
 
Quel di serbarsi
 
 
colla forza dell'armi e col coraggio
 
 
ciò che parte ei credea del suo retaggio.
 
 
Mitridate
 
  325
Ah questo è il minor premio
 
 
che un figlio tal propor si deve. A lui
 
 
vanne, Arbate, e lo accerta
 
 
del paterno amor mio. Farnace intanto
 
 
cautamente si osservi.
 
 
Arbate
 
 
Il real cenno
 
  330
io volo ubbidiente
 
 
ad eseguir. (Che mai rivolge in mente!)
 
 
(Parte.)
 
 
SCENA XIII
 
 
Mitridate, guardie reali ed esercito schierato.Variante nach den Abschriften A und B:
Mitridate solo.
 
 
Recitativo accompagnato
 
 
Mitridate
 
 
Respira alfin, respira,
 
 
o cor di Mitridate. Il più crudele
 
 
de' tuoi timori ecco svanì. Quel figlio
 
  335
sì caro a te fido ritrovi, e in lui
 
 
non ti vedrai costretto
 
 
a punire un rival troppo diletto.
 
 
M'offenda pur Farnace:
 
 
egli non offre al mio furor geloso
 
  340
che un odiato figlio, a me nemico
 
 
e deiAlternative Schreibweise nach dem Erstdruck des Librettos:
de'
Romani ammiratore antico.
 
 
Ah se mai l'ama Aspasia,
 
 
se un affetto ei mi toglie a me dovuto,
 
 
non speri il traditor da me perdono:
 
  345
per lui mi scordo già che padre io sono.
 
speaker-icon
N° 10 Aria
 
 
Mitridate
 
     
 
    Quel ribelle e quell'ingrato
 
 
vuo' che al piè mi cada esangue,
 
 
e saprò nell'empio sangue
 
 
più d'un fallo vendicar.Variante in den Textwiederholungen der Abschriften A und B:
del ribelle e dell'ingrato più d'un fallo vendicar.
 
 
(Parte colle sue guardie verso la città, e l'esercito si ritira.)
 
 
Fine dell'atto primo.