Kritische Edition des vertonten Textes (Partiturtext)   Kritische Edition des Librettos (Libretto)  
SCENA IX
SCENA IX
Eugenia, poi Bocconio, indi Don Asdrubale.
Eugenia
No, non mi persuade
il mio signor tutore.
Ch'io sposi un petulante, un vecchio stolto?
365
Le sue ragion non curo e non le ascolto.
Bocconio
Guardate quest'anello,
adorata sposina! Che contorno!
Che marmoreo brillante!
Lo portava il Mogolle nel turbante.
Eugenia
370
Grazie, grazie.
Bocconio
(Torniamo
da capo colle grazie.) Ma prendetelo,
non fate cerimonie.
Don Asdrubale
Mi permetta,
signorina, ch'anch'io…
(Con gran sorpresa.)
(Cieli! che vedo!
Eugenia…)
Eugenia
(Fa lo stesso.)
(Don Asdrubale!
375
Vive… respira ancora?)
Bocconio
(Il duellista,
lo spadaccino vi mancava adesso.)
Don Asdrubale
(Che confusion!)
Eugenia
Soccorso… io moro adesso…
(S'abbandona sopra una sedia.)
Bocconio
Ah sposa… sposa… aiuto…
Che siete un basilisco?
380
L'avete attossicata
con quegl'occhiacci… Servi, un odorifero…
carta bruciata… un brodo…
(Entra confuso.)
Don Asdrubale
Eugenia in questa casa?
Mentr'ora andavo in Roma per sposarla,
385
di Bocconio consorte ho da mirarla?
Che gelosia… Che rabbia… E non l'uccido?
Ah mancami il coraggio:
perfida donna!
(Si getta disperato sopra una sedia.)
Eugenia
Ohimè!
Chi mi richiama al giorno?
390
Dove son!… Don Asdrubale,
tu in Livorno, tu vivo?
Don Asdrubale
(Alzandosi attonito.)
Sì, spergiura…
Bocconio
Ecco qui l'acqua vulneraria… Oh buona!
Voi state dritta in piedi… egli a sedere!…
Voi porpurea qual rosa porporina…
395
egli con faccia lusca e cenerina?
N° 4 Terzetto
(Ciascun da sé.)
(Ciascun da sé.)
Bocconio
Bocconio
    Che accidenti! Che tragedia!
    Che accidenti! Che tragedia!
Son confuso… cosa fo?
Son confuso… cosa fo?
Don Asdrubale
Don Asdrubale
Perdo il senno… son perplesso
Perdo il senno… son perplesso
e risolvermi non so.
e risolvermi non so.
Bocconio
Bocconio
80
Sta' a veder ch'io dormo adesso
400
Sta' a veder ch'io dormo adesso
e sognando me ne sto.
e sognando me ne sto.
Eugenia
Eugenia
    Vive ancora, e morto egl'era?
    Vive ancora, e morto egl'era?
Don Asdrubale
Don Asdrubale
Il mio amor da lei che spera?
Il mio amor da lei che spera?
Bocconio
Bocconio
Sviene lei, poi questo qua!
Sviene lei, poi questo qua!
Eugenia, Don Asdrubale
Eugenia, Don Asdrubale
85
    Tetro orror il cor mi serra,Variante in den Textwiederholungen:
Ah tetro orror il cor mi serra,
405
    Tetro orror il cor mi serra,
già lo sento palpitar.
già lo sento palpitar.
Bocconio
Bocconio
Una sincope m'afferra,
Una sincope m'afferra,
qui non v'è che replicar.
qui non v'è che replicar.
a tre
a tre
    Crudo Amore, stelle irate,Variante in den Textwiederholungen:
Crudo ciel! Stelle irate!
    Crudo amore, stelle irate,
90
perché mai così spietate?
410
perché mai così spietate?
Questa pena è troppo barbara;
Questa pena è troppo barbara;
questa è troppa crudeltà.Variante in den Textwiederholungen:
quest'è troppa crudeltà.
quest'è troppa crudeltà.
Bocconio
(A Don Asdrubale.)
Ma spiegatemi un poco…
Don Asdrubale
Io non mi spiego,
non rendo conto e, se volete niente,
415
sapete com'io faccio…
Bocconio
(E sempre insulta,
sempre spada alla mano.) Almeno voi,
sposina mia carina…
Eugenia
Taci.
Bocconio
La bocca è fatta…
Eugenia
È fatta per tacer. Non voglio ciarle,
420
non voglio udir contrasti:
sia per l'ultima volta, e ciò ti basti.
Bocconio
(Che gran bel matrimonio!)
Don Asdrubale
Mi rallegro,
signora sposa.
Eugenia
Mi consolo anch'io
veder ch'è vivo e sano… ma poteva
425
scrivere almen due righe…
Don Asdrubale
Perché scrivere,
se venivo io medesimo
a trovar la crudele
che m'ha ingannato?
Bocconio
Un quarto,
anzi un sesto di sillaba
430
potrei, se fosse lecito…
Eugenia
Tacete.
Don Asdrubale
Volete ch'io v'uccida?
(Accenna la spada.)
La vedete?
Bocconio
Eh la vedo…
Eugenia
(Che provi
un affanno egl'ancora eguale al mio…
a non scriver mai più.)
Don Asdrubale
(Che ingrata, oh dio!)
Eugenia
435
Signor Bocconio, questa sera forse
io vi darò la destra…
Don Asdrubale
(Oh gelosia
che mi divora il core!)
Bocconio
Manco male
che respiro, rifiato… La parola
s'era già addormentata nella gola.
SCENA X
Metilde e detti.
Metilde
440
Mi permetta, signora,
ch'io venga finalmente a rallegrarmi
dell'imeneo bellissimo
che, sento, in breve seguirà fra lei
ed il signor Bocconio:
445
io già da qualche tempo
son di lui serva e amica.Der Text des handschriftlichen Librettos zu Lo sposo deluso weist ab dem Vers 446 „son di lui serva e amica.“ (Metilde) eine Lücke auf, die den Szenen IX, X, XI und den ersten acht Versen der Szene XII in der Libretto-Vorlage Le donne rivali Rom 1780 (Verse 342–447) entspricht. Der Text des handschriftlichen Librettos setzt erst mit Pulcherios Vers „Che morta ella già sia…“ (Vers 447) fort, der dem neunten Vers der Szene XII in der Libretto-Vorlage Le donne rivali „ch’estinta ella già sia.“ (Fernando, V. 448) entspricht. Wie viele Szenen die Lücke im Libretto umfasst, lässt sich nicht genau eruieren, da der anonyme Textbearbeiter nicht selten die Szenenfolge und -anzahl der Vorlage Le donne rivali geändert hat, sodass es nicht ausgeschlossen werden kann, dass auch in dieser Lücke andere Szenen bzw. eine andere Anzahl von Szenen als in der Vorlage vorhanden bzw. geplant waren. Aus diesem Grund wird hier die Fortsetzung nach der Lücke, welche unmittelbar vor der SCENA ULTIMA steht, mit der Angabe „SCENA PENULTIMA“ wie in der NMA versehen. Die ungewöhnliche Szenenangabe „SCENA PENULTIMA“ soll einerseits den Beginn bzw. die Fortsetzung einer neuen Szenen nach der Lücke bezeichnen; andererseits kann dadurch die Anzahl der fehlenden Szenen unbestimmt bleiben.
SCENA PENULTIMAZur ergänzten Angabe „SCENA PENULTIMA“ nach der Textlücke im handschriftlichen Libretto zu Lo sposo deluso vgl. oben den Kommentar zu Vers 446
Don Asdrubale, Bettina, Pulcherio.
Pulcherio
Che morta ella già sia…
Don Asdrubale
Nol voglia il cielo.
Pulcherio
Con Eugenia istessa
già il tutto è concertato;
450
ella pure è d'accordo.
(A Bettina.)
Eccomi a voi, signora.
Bettina
Alfin che cosa
le ho detto mai ch'uccider la dovesse?
Pulcherio
Signora, perdonatemi,
mostrate poca stima
455
delle romane, e l'offendeste a torto;
van rispettate, ed a tacer v'esorto.
(Parte.)
Don Asdrubale
L'offendeste purtroppo
più del dovere.
Bettina
Oh oh, saran dèe;
son troppo delicate.
Don Asdrubale
Uniche al mondo
460
son quelle cittadine; io le trattai,
e in lor senno, beltà, spirto ammirai.
Bettina
Han bellezza, hanno spirito
anche le nostre livornesi.
Don Asdrubale
È vero.
Ma le donne che nacquer sul Tarpeo
465
hanno, fra le virtù sublimi e rare,
un non so che ch'io non saprei spiegare.
    Hanno una grazia affabile,
mista ad un certo brio,
un'aria schietta e docile,
470
delle virtù desio;
un portamento nobile,
una bellezza, oh dio!
che il cor più duro e barbaro
potrebbe innamorar.
475
    Nel ballo son vezzose,
amabili nel canto,
camminan spiritose,
vestono ch'è un incanto;
hanno modestia, onore,
480
hanno di dolce affetto
tutto ripieno il core;
e meritan rispetto
e debbonsi distinguere
e s'hanno da stimar.
(Parte.)
Bettina
485
Par ch'abbia detto troppo,
e mi sembra l'elogio caricato;
ma vuo' veder d'Eugenia cos'è stato.
(Parte.)


Camera oscura per cui si passa al giardino. Cortina calata che copre la vista di detto giardino artificiosamente adornato.
SCENA ULTIMA
Bocconio con lume, poi Don Asdrubale e Pulcherio, inoltre Eugenia e Bettina, e finalmente Gervasio e Metilde.
Bocconio
Eugenia, Eugenia mia…
Dove mai s'è ficcata!
490
L'ho quasi da per tutto ricercata.
Uccidersi… Che sciocca… E uccisa ancora
io la dovrei trovare…
Eugenia… non so più dove m'andare.
(Torna dentro in atto di cercarla.)
Pulcherio
Or or vedrete, amico,
495
la bella scena; fuori che Metilde,
Bettina e ancor Gervasio
son gl'altri già d'accordo. Oh che spavento
avrà Bocconio! Io voglio che rinunzi
alle nozze d'Eugenia,
500
dal tutore ingannata.
Don Asdrubale
Son capace
d'ucciderlo, se seguita
a pretender Eugenia.
Pulcherio
Zitto, ei torna.
(Si ritirano.)
Bocconio
Non c'è, ma pur m'han detto
ch'era venuta in questa stanza oscura…
505
Vediam da questa parte… Ahi che paura!
(Non veduti, Pulcherio e Don Asdrubale gli spengono il lume.)
Aiuto… Ah ch'è senz'altro
lo spirito d'Eugenia…
Pulcherio
(Sottovoce.)
Attento, amico.
Bocconio
Spirito bello bello,
io t'amo… ma vorrei
510
andarmene pian piano…
Don Asdrubale, Pulcherio
Olà, chi sei?
Bocconio
    Ahi ch'orrore!… Che spavento!…
Qui nascosto chi ci sta?
(Caminando a tentone.)
Me meschin… così all'oscuro
non so dir se più son vivo,
515
ma son certo semivivo…
e Caronte io vedo già.
(Urtando colla mano in un di essi.)
Zitto… attento… questa fronte
che vuol dir… di chi sarà?
Pulcherio
    Ferma, indegno, e non gridare.
Bocconio
520
Che vociaccia! Io vengo meno…
Ma chi è lei mi dica almeno…
Don Asdrubale, Pulcherio
Ombre erranti siamo qua.
Bocconio
    Ombre care… (Ohimè! son morto.)
Deh s'Eugenia conoscete,
525
se veduta mai l'avete,
dite, oh dio! che cosa fa?
Don Asdrubale, Pulcherio
    Negl'Elisi or or si sposa,
né la puoi più vagheggiar.
Bocconio
(Ah ribalda!) La vorrei
530
rivedere e salutar.
Don Asdrubale, Pulcherio
    La vedrai con patto espresso
di doverla rinunziar.
Bocconio
La rinunzio fin d'adesso,
né so più che me ne far.
Pulcherio
535
    Or va ben, la puoi mirar.
Ombra bella, Eugenia, appressati.
Don Asdrubale, Pulcherio
Oh che gusto, ritiriamoci
qui vicino ad osservar.
(Pulcherio e Don Asdrubale si ritirano, ed intanto s'alza la cortina e vedesi un delizioso parterre ornato di vaghi mirteti e di statuette coronate di fiori, dal fondo del quale comparisceEugenia in altr'abito; allorché Pulcherio, sospettando dell'inganno, guarda da per tutto con meraviglia, essendosi illuminata la scena.)
Eugenia
    Dagl'Elisi fortunati
540
chi mi chiama in quest'istante?
Fuggi, fuggi, indegno amante,
che il mio cor per te non è.
Bocconio
    Dove sono i Campi Elisi?
Che son forse un burattino?
545
Riconosco il mio giardino:
siete viva al par di me.
Eugenia
    Infedel, m'hai rinunziata;
e se Pluto ora qui chiamo…
Bocconio
    Via, la burla terminiamo;
550
qua la destra, o sposa amata.
Eugenia
    Olà, Cerbero, ove sei?
(Ah purtroppo, oh sorte ria!
già comincia a sospettar.)
Bocconio
    (Sì, ch'è viva… il giurerei.
555
Voglio finger d'andar via:
vuo' veder quel che sa far.)
(Si ritira.)
Eugenia
(Cercando Don Asdrubale, qual tosto apparisce.)
    Se n'è andato… Presto, presto…
dove sei, bell'idol mio?
Don Asdrubale
Ah mio ben, che spasso è questo!
560
Più non reggo dal piacer.
Eugenia, Don Asdrubale
    Sì, la burla fu gustosa:
ha ceduta la sua sposa,
e or la man ti posso dar.
(Mentre vogliono darsi la mano ritorna Bocconio; inoltre sopra giunge Bettina, e poi Metilde e Gervasio.)
Bocconio
    Ferma, indegna mancatrice,
565
che qual nuova Berenice
ti fingesti un'ombra funebre
il tuo sposo ad ingannar.
Bettina
(A Don Asdrubale.)
    Ferma, indegno mancatore:
questo dunque è il bell'amore?
570
La tua man degg'io pretendere,
verun'altra hai da sposar.
Metilde
(A Don Asdrubale, mostrandogli uno stile che tira fuori dal seno.)
    Ferma, ingrato e disleale,
vuo' punirti con tal strale,
ecco alfin la mia sentenza
575
se la man mi neghi dar.
Gervasio
(A Don Asdrubale.)
    Ti rammenta, o traditore,
che d'Eugenia son tutore.
(Ad Eugenia.)
E tu pensa, o rea pupilla,
che di fé non vuo' mancar.
Eugenia
(A Don Asdrubale, accennandogli Bettina.)
580
    Ah colei… Che dice, ingrato?
Don Asdrubale
Io parola non le ho dato.
Bettina
Ma speranza almen mi desti,
e non serve d'arrossir.
Eugenia
(A Don Asdrubale, come sopra accennandogli Metilde.)
    E quell'altra cosa dice?
Don Asdrubale
585
Vuol vedermi un infelice!
Metilde
Sì, la man mi promettesti,
e non m'hai tu da tradir.
Don Asdrubale
    (Ah che incontri, oh dio, funesti!
Chi le ha fatte qui venir?)
Bocconio
590
(Fra la rabbia ed i molesti
io mi sento intisichir.)
Pulcherio
(Con ilarità e disinvoltura.)
    Signori, vogl'anch'io
goder la bella festa.
(A Bocconio.)
Fu un scherzo, amico mio,
595
un parto di mia testa:
lo feci sol per ridere,
per farvi rallegrar.
(Ho inteso un gran bisbiglio:
bisogna rimediar.)
Bocconio
(Ad Eugenia con serietà.)
600
    La burla è già finita;
la destra mi può dar.
Gervasio
Ebben, giacché è finita,
la man gli devi dar.
Eugenia
(Piano al tutore con risolurezza.)
    Anch'io l'ho pur finita;
605
costui non vuo' sposar.
Metilde
(A Don Asdrubale, tornandolo a minacciare col medesimo stile.)
Sì sì, sarà finita
le donne più gabbar.
Bettina
(A Don Asdrubale con fierezza.)
Sì sì, finch'avrò vita,
ti voglio tormentar.
Eugenia
(A Don Asdrubale, accennandogli Bettina e Metilde.)
610
    Va' dalla mia nemica…
Don Asdrubale
Tu sei la fiamma antica.
Eugenia
Ed intanto perché a quella
promettesti amor e fede?
No, il mio core non ti crede,
615
no, non meriti pietà.
Don Asdrubale
(Ad Eugenia.)
    Credi, o cara…
Eugenia
No, tiranno…
Bettina
(A Don Asdrubale.)
Prega, prega.
Metilde
(Allo stesso.)
Nega, nega.
Bocconio
(Or or mi scanno.)
Eugenia, Don Asdrubale
Ah qual giorno è questo mai!
620
Qual terribile penar!
Bettina, Metilde
Fort'Amore… accresci guai,
siegui, incoccia a strapazzar!
Bocconio
    (Ma sentissi una parola,
qualche motto… un sol'accento…
625
Ed io soffro un tal tormento,
e sto quieto?… Ma perché?)
(A Bettina.)
    Ascolta…
Bettina
Taci.
Bocconio
(A Metilde.)
Deh senti…
Metilde
Taci.
Bocconio
(A Pulcherio.)
Odimi…
Pulcherio
Taci.
Bocconio
(A Gervasio.)
630
Ma dimmi…
Gervasio
Taci
Bocconio
(A Don Asdrubale.)
Sentimi…
Don Asdrubale
Taci.
Bocconio
(Ad Eugenia.)
Ma sappia…
Eugenia
Taci.
Bocconio
(A Bettina.)
    Nipote…
Bettina
Che nipote!
se siete un zio ridicolo,
635
se tutti qua v'insultano,
se tutti vi corbellano
e se la data fede
non fate qui osservar.
Bocconio
(A Metilde.)
    Amica…
Metilde
Che amica!
640
Se siete un uom di spirito,
non fate che v'insultino,
non fate vi corbellino;
ma chi la sposa toglievi
cercate di burlar.
Bocconio
(A Pulcherio.)
645
    Amico…
Pulcherio
No, ch'amico
di te non son mai stato.
Sposar sì vaga giovane?
Vedete che sguaiato!
(Ma inver non son chi sono,
650
se non ti ci fo star.)
Bocconio
    Gervasio…
Gervasio
(Con serietà.)
Che pretendi?
Io non saprei che farti;
Eugenia è una bisbetica,
voi un stolido, un ridicolo:
655
per voi, per quella misera
non voglio alfin crepar.
Bocconio
(A Don Asdrubale.)
    Signore…
Don Asdrubale
Da me ti scosta,
ridicolo, fanatico,
peggiore d'un giannizzero,
660
d'un goto, anzi d'un arabo,
che una fanciulla tenera
pretendi di sposar.
Bocconio
(Ad Eugenia.)
    Ma sposa…
Eugenia
Vanne al diavolo!
Per te, per tua cagione,
665
lontana dalla patria,
mi trovo in confusione;
non v'è, non v'è una femmina
più misera di me.
Bocconio
    O Giove, un par di fulmini,
670
un colpo di fucile,
una furiosa grandine,
un tossico, uno stile,
perbacco, m'uccidessero,
cospetto, m'accoppassero…
675
Al diavolo la sposa
e chi la vuo' pigliar!
Tutti
    Da mille tetre immagini,
ohimè, ch'io son confuso;
un fiero mar che mormora,
680
un fuoco ch'è rinchiuso
non vanno con più strepito
un'alma a funestar.
Fine dell'atto primo.